INTERVISTA CON MICHELE ANDOLFO
Michele Andolfo, come si è avvicinato all'arte bonsai?
Fin da ragazzo mi sono sempre dedicato all'attività artistica disegnando, progettando e costruendo qualsiasi cosa mi venisse in mente.
Agli inizi degli anni 90 rimasi folgorato dalla rappresentazione in miniatura di un albero, un bonsai di plastica...quando mi spiegarono che la stessa cosa poteva essere realizzata con piante vere mi si aprì un mondo nuovo di fare arte con materiale vivo.
Com'è avvenuto il suo passaggio da un'attività amatoriale a quella professionale?
Ho avuto la fortuna di lavorare sin dagli inizi di questa passione in un vivaio specializzato in bonsai occupandomi degli alberi più importanti e della progettazione paesaggistica.
In questo periodo ho avuto la possibilità di lavorare con i maggiori esperti di bonsai europei e italiani e questo è servito notevolmente alla mia crescita .
La svolta vera e propria e avvenuta nel 1996 quando entrerai a far parte dell'i BS e da quel momento l'attività didattica che svolgevo a livello amatoriale diventò il mio lavoro.
Qual è il suo approccio e cosa significa per lei fare bonsai?
Fin dalla folgorazione del bonsai di plastica ho sempre affrontato questa attività come un'attività artistica e creativa in cui il lato botanico e di coltivazione erano complementari al fine artistico.
È fondamentale la conoscenza delle diverse tecniche e discipline che fanno parte di quest'arte partendo dalla botanica fino ad arrivare all'estetica, ma tutto questo serve per ottenere tre obiettivi realizzare un albero bello, vecchio ed emozionante.
Pertanto tutto il lavoro ruota attorno a dei concetti estetici ed artistici che permettono questa trasformazione; La botanica, le tecniche, la conoscenza delle regole estetiche, le capacità progettuali e manuali e la visione artistica sono tutti componenti che permettono di raggiungere il fine artistico trasformando un alberetto o un cespuglio in un'opera d'arte bonsaistica.
Quali sono le sue priorità nella realizzazione di un bonsai?
Nella metodologia che insegno nella mia scuola l'albero rappresenta sempre la priorità, sia dal punto di vista botanico e quindi di salute e vigoria che da quello estetico per ciò che riguarda le caratteristiche e le potenzialità strutturali.
Nella mia scaletta delle priorità , l'impostazione di un albero passa da alcune fasi preliminari di studio e analisi del materiale grezzo che porteranno a pianificare un progetto che verrà poi seguito in fase realizzativa.
L'obiettivo della fase di studio e di individuare e valorizzare le caratteristiche principali dell'albero e metterle in risalto con la soluzione finale e tutto questo con l'aiuto di principi estetici che garantiranno equilibrio, armonia e dinamismo per ottenere un albero che oltre a essere vecchio e bello, emozioni chi lo guarda.
Qual è l'essenza con cui preferisce lavorare?
Sinceramente l'idea della trasformazione di un materiale e quello che mi ha sempre maggiormente attratto dell'attività Bonsaistica pertanto sicuramente le conifere sono le essenze più adatte a questo tipo di intervento. Tra le conifere ho qualche preferenza per il tasso che trovo molto versatile e adatto a essere trasformato in bonsai, ma lavoro volentieri con qualsiasi essenza è tipo di materiale che riesca a trasmettermi emozione ed entusiasmo.
Si dice che l'arte non si insegna lei ci riesce nella sua scuola?
Diciamo che questa affermazione non è del tutto veritiera, sicuramente non si riesce a far diventare tutti dei grandi artisti ma sicuramente si riescono ad insegnare i concetti ,la visione e il metodo artistico per affrontare un'attività con un punto di vista e dei risultati non unicamente legati alla coltivazione ma finalizzati ad un'attività prevalentemente artistica e creativa.
Tutti fin da bambini abbiamo grandi capacità creative sfortunatamente molti abbandonano questo lato artistico ,che rimane dormiente e aspetta solo di essere risvegliato; pertanto a fare la differenza sarà unicamente l'interesse e la voglia da parte dello studente che con le sue potenzialità e i giusti insegnamenti potrà riportare alla luce le sue capacità artistiche.
Cosa significa essere artisti e come si fa a diventarlo?
Beh la definizione di artista si riferisce a chi riesce ad esprimere un pensiero, un'idea una visione e la propria personalità attraverso dei prodotti siano essi visivi o performativi trasmettendo emozioni... ma alla fine è uno stile di vita.
L'essere artista nasce da un'attitudine da un modo di vedere le cose in maniera differente , dal lasciarsi trasportare da un'idea , una percezione e perdersi nella sua realizzazione . Non importa quale sia la materia prima, un albero, della creta , del legno, pittura o semplicemente un foglio di carta e una matita , l'importante è lasciar fluire il proprio pensiero creativo e realizzarlo con ciò che maggiormente ci ispira.
Ho iniziato, come tutti il mio percorso artistico all'età di quattro anni, e non mi ci sono piú allontanato , ho disegnato, dipinto,scolpito, progettato , fotografato e finalmente ho conosciuto il bonsai. Questa straordinaria attività mi ha permesso di unire tutte le mie capacità artistiche e creative in un unico prodotto ed è per questo che ho sempre affrontato il bonsai come un'attività e attraverso una metodologia artistica.
Oggi l'arte o il prodotto dell'arte purtroppo deve essere scioccante, contraddittorio, stravagante… deve far parlare di sé. Si rischia con questo di saltare degli importanti passaggi dell'attività artistica, quelli che riguardano il periodo di formazione tecnica e di consolidamento delle proprie capacità nell'ottenimento dei risultati basilari.
cosa intende per passaggi dell'attività artistica?
L'attività artistica ha bisogno di maturare prima di diventare tale , deve avere alla base la conoscenza tecnica, della materia e la completa esperienze dell'atto creativo, nato da un'idea è concretizzato in un'opera.
Le arti giapponesi sono suddivise secondo tre stili principali lo stile formale Shin, uno stile libero e interpretato Sō e la via di mezzo lo stile informale Gyō.
Ma questi tre stili rappresentano anche il percorso che ogni artista deve fare;
dallo Shin al Sō non vi è soltanto un salto stilistico, una maniera differente di interpretare lo stile o le forme di riferimento di un'arte specifica, ma la coscienza artistica di una evoluzione dalle conoscenze basilari dell'arte alla sua interpretazione.
L'inizio del percorso artistico comincia con l'apprendimento delle tecniche, dei materiali, e dei concetti basilari estetici dell'arte, questa prima fase riguarda il periodo shin dell'artista, in cui la sua formazione viene consolidata e vengono gettate delle solide e concrete basi della sua crescita, è la fase in cui si impara il mestiere e tutta l'artigianalitá che lo caratterizza.
La naturale evoluzione, frutto di impegno e costanza, porterà verso una trasformazione personale , in cui incomincerà ad affiorare il talento, la creatività e la sensibilità che porteranno inevitabilmente verso una prima presa di coscienza delle proprie capacità di esprimere l'arte in maniera matura.
Questa è la fase che caratterizza il periodo Gyō, ovvero il periodo di mezzo e della presa di coscienza della concretizzazione delle proprie capacità artistiche.
Adesso l'artista è pronto a passare a quella fase in cui emerge la propria visione essenziale, stravagante e anticonformista dell'arte che permette di far emergere quello stile personale che caratterizza e contraddistingue l'arte quale frutto di una marcata soggettività .
Il concetto fondamentale è che queste tre fasi vadano vissute e sperimentate in successione : essere Gyō e soprattutto Sō senza aver vissuto il periodo Shin è una condizione poco concreta e priva di credibilità, che sfortunatamente oggi accade abbastanza di frequentemente ed eleva a ruolo di artista chi non ha le basi e l’esperienza per potersi reputare neanche artigiano.
Cosa pensa del periodo bonsaistico che stiamo attraversando?
Siamo in piena evoluzione tecnica e artistica; e mi riferisco al mondo del bonsai in generale, che si sta evolvendo molto rapidamente grazie all'apertura delle scuole e dei giardini dei maestri giapponesi verso l'Occidente e il serio e costante lavoro del settore professionistico e associazionistico.
Negli ultimi anni il livello qualitativo degli alberi e cresciuto tantissimo sia in Europa che oltre oceano. È cresciuto anche il potere di acquisto e i materiali di partenza sono di qualità superiore rispetto a qualche anno fa, inoltre anche i materiali autoctoni hanno raggiunto un'ottima maturità facendo crescere tutto il movimento Bonsaistico.
Anche il nostro bonsaismo nazionale sta crescendo, anche se nell'ultimo decennio è stato raggiunto da tanti paesi europei che hanno goduto di questa crescita generale, Ma ciò che ho avuto modo di notare e che la qualità del bonsai italiano non è limitata a poche persone che rappresentano la propria Nazione all'estero ( come succede per alcune nazioni europee e per gli stati uniti) ma ad una popolazione molto più vasta, qualche anno fa gli alberi di qualità erano limitati alla mostra dell'associazione nazionale oggi in qualsiasi mostra regionale o di Club il livello qualitativo delle piante e molto alto e questo grazie alle Scuole e agli istruttori Italiani che stanno facendo un ottimo lavoro.
Quindi il bonsai italiano secondo lei sta attraversando un buon periodo
Sicuramente ...ma ciò che però noto in questa evoluzione è un calo di creatività e impegno a lungo termine, mi spiego meglio,buona parte degli ottimi lavori che vengono realizzati oggi sono frutto di una fase finale su del materiale con altissime potenzialità, quando l'Italia era leader indiscusso a livello europeo si lavorava su dei materiali più poveri e di prima impostazione e con loro si faceva la differenza .Oggi nella maggior parte dei casi tutto si è livellato ad una questione di tecnica e artigianalità puntando su dei materiali di importazione o da ristrutturare disponibili alla vendita o a mostre in meno di un anno , non voglio dire che questo sia sbagliato anche perché contribuisce ad aumentare il livello qualitativo generale del bonsai, ma va ad incidere sul lato creativo e se vogliamo "poetico" in cui la trasformazione e la lunga attesa erano degli elementi imprescindibili di quest'arte.
Negli ultimi 20 anni ha fatto parte contemporaneamente sia del consiglio direttivo IBS che di quello dell'UBI , può parlarcene ?
Già… 15 anni da segretario in una e 10 da consigliere e vicepresidente nell'altra.
Sono stati dei periodi non facili in cui si stava costruendo l'associazionismo unificato in Italia con la nascita dell'UBI nel '95 per l'associazionismo amatoriale e nello stesso anno dell'IBS per la didattica e l'istruzione .
Periodi ripeto non facili in cui tutto doveva essere costruito, in cui venivano fuori mille idee, mille proposte e tanto lavoro da fare. Far parte di un direttivo significava rimboccarsi le maniche e lavorare, e questo ha permesso ad entrambe le associazioni di crescere , avere un ruolo importante all'Estero , di funzionare e produrre nel rispetto reciproco e nel bene del bonsaismo nazionale.
Lavorare in entrambe le associazioni non è mai stato un problema, anzi aiutava a mantenere un cordiale rapporto di trasparenza e collaborazione
Cosa pensa dell'attuale situazione delle due associazioni?
Mi sono ritirato dalla "scena politica" nazionale sei anni fa ed entrambe le associazioni erano ai massimi livelli di immagine e produttività grazie alla gestione di presidenti come Amleto Della Rocca per l'UBI e Chiara Padrini per l'IBS.
A malincuore posso dire che negli ultimi anni entrambe hanno fatto qualche passo indietro in termini di proselitismo, immagine all'estero e specialmente reciproca collaborazione, probabilmente per via di un cambio generazionale che non ha saputo sfruttare al meglio l'eredità delle precedenti gestioni.
Oggi c'è un gran fermento organizzativo e di ripresa in entrambe le associazioni a cui auguro grandi risultati per il bene del bonsaismo italiano. Spero che le beghe interne e le incomprensioni tra le due gestioni vengano appianate quanto prima , non tanto per il bene dell'una o dell'altra associazione ma per diventare nuovamente quella nazione coesa e rappresentativa che tutto il mondo bonsaistico italiano vorrebbe avere .